Non è, oggi, una giornata piacevole per il mio lavoro. A 51 anni è giusto riconoscere quando arrivano certe giornate. Sono successe diverse cose che detesto. Le elenco in ordine sparso.
Un giornalista di riferimento di un quotidiano locale importante ha chiesto di non ricevere più i comunicati della mia agenzia. Come tanti “professionisti dell’informazione” si vede che è impegnato nel non sapere cosa succede nella sua città.
Alcuni colleghi mi hanno mandato articoli troppo lunghi per un giornale che curo come “caporedattore”. Ho dovuto perdere un sacco di tempo per farli rientrare nell’unica lunghezza possibile, quella che è possibile pubblicare sulle pagine. Di più il testo non ci sta. Come ogni parolaio dovrebbe sapere.
Un responsabile della pubblicità di un quotidiano locale mi chiede pubblicità da parte di un cliente, cliente su cui ha ricevuto un comunicato. Chiedo: avete già dato spazio editoriale al cliente, sinora? Risposta. Certo, se prenderete pubblicità daremo anche spazio editoriale. La domanda era, come chi avrà avuto la bontà di leggere avrà capito, appena diversa. E la risposta era: “no, funziona che diamo spazio editoriale ai clienti”. Certo.
Non è finita. Attendo informazioni fondamentali da clienti a cui tengo e da settimane non arrivano. Arrivano invece note vocali su altro. Le note vocali sul lavoro sono una perdita di tempo assoluta e totale, quasi sempre. Arrivano poi richieste a far presto su progetti “urgenti” da comunicare su cui ho ricevuto informazioni 8 ore lavorative fa. La comunicazione, se non in stato di crisi, non è mai urgente. E’ urgente invece pianificare e guardare oltre al proprio EGO. Nel settore artistico è quasi impossibile. E io spesso lavoro in quel settore.
Vedo poi info sui social su un progetto che starei comunicando, ma siccome non ricevo info per tempo, devo sempre aspettare. E fallire. Cioè: io non fallisco. Fallisce la comunicazione del cliente per colpa del cliente stesso, ossessionato dai social.
Infine, non ho ancora trovato il tempo di mandare le fatture di novembre. Molto male.
Bene, dopo tutta questa serie di lamentele cosmiche, ecco la soluzione ad alcuni problemi. Non tutti.
- Chi decide di collaborare con la mia agenzia dovrà da oggi in poi dedicare 1o 15 minuti alla settimana a fornire contenuti alla mia agenzia, quano necessario. Tutto il resto è difficile soluzione. Una telefonata alla settimana di 10 – 15 minuti (non 5: una. 5 rompono).
- Non “cucinerò” mai più articoli di lunghezza sbagliata o fuori tema. Mai più. Piuttosto li riscrivo io.
- A chinque mi chieda pubblicità dirò semplicemente: non me ne occupo, contatti il cliente.