Qual è il segreto del successo della vostra squadra, quella di Acetone, label in ascesa mondiale?

“Lavoriamo duro, con passione. Acetone punta a diventare un’etichetta con dei party dedicati, ed una identità ben definita. Dove il pubblico sa cosa ballerà durante quella serata. A dimostrazione che la funky house è un genere trasversale e che funziona alla grande, non solo nei club”.

Partiamo così, come i pezzi di Acetone, ovvero forte. Partiamo così intervistando Steve Tosi, uno degli artisti di punta di Acetone, etichetta creata circa 2 anni e mezzo fa da Maurizio Nari e Jens Lissat, a cui lo stesso Tosi dà un contribuito fondamentale. Riminese, classe ’63, il suo lavoro per Acetone si focalizza sulla produzione in studio. Con lui tra gli artisti di riferimento tanti talenti, tra cui Sandro Puddu, Giorgio V e Max Magnani… ognuno col suo sound. E c’è la costante crescita di Acetone radio show, che sbarca adesso su altre 200 radio in tutto il mondo. 

Ma come ha iniziato un vero esperto come Steve Tosi? 

La Riviera Romagnola negli anni ’80 come dj, “anzi, fine anni’ 70 – precisa Tosi – in pieno periodo afro, con la Baia Degli Angeli e il Cosmic”, poi tanta tribal nei primi 2000, e l’EDM col progetto Space Men. “Con Acetone – spiega – siamo concentrati su un suono funky house che funziona e porta risultati in termini di supporti, soprattutto all’estero”.

In Italia, invece, cosa succede?

“l’Italia fa poca ricerca, le sonorità sono sempre le stesse, e i locali hanno perso la loro identità. Noto una frammentazione eccessiva”.

Da quanto tempo è così?

“Da quando l’industria non fa i numeri di un tempo. Col digitale tutti suonano la tua traccia, ma solo una piccola percentuale l’acquista. E quel poco lo devi investire per far crescere il tuo progetto, cercando di tenere qualcosa per te. Ma è dura, con un numeri così piccoli. La musica cresce se c’è un investimento importante”.

Credi nel talento dei giovani, a differenza di altri.

“Conosco ragazzi, che si stanno unendo ad Acetone, con idee chiare e aperti alle contaminazioni. Sentono un pezzo e provano a migliorarlo. Penso ai bootleg, che oggi si possono realizzare semplicemente a casa, rispetto a quando, noi, dovevamo ingegnarci con i vinili. Non capisco perché molti veterani non si adeguino a ciò che fanno i più giovani. Con Acetone cerchiamo di essere vicini alla loro visione e alle loro idee.”

Con Nari hai da poco pubblicato, tra gli altri, “Set Me Free”, che si ispira a sonorità pop

“Maurizio Nari lo propone da qualche tempo nelle sue serate ed ogni volta il consenso è grosso. Siamo felici di questo. Pescando del passato, cerchiamo di proporre brani che siano ancora attuali, trasversali. E li rivestiamo con le nostre idee, col nostro gusto, in modo tale possano essere proposti nel club e piacere. Riprendere un pezzo del passato e cambiare giusto 2 o 3 cose non ha senso”.

Il pezzo house della vita?

“L’ultima volta che sono rimasto sorpreso è quando ho sentito, alla fine degli anni ’80, Rhythim Is Rhythim – ‘Strings Of Life’. Quella volta capimmo che la house aveva una marcia in più”.

E la house del futuro, come sarà, per Steve Tosi?

“C’è la afro house, un’evoluzione della latin tech, che sta prendendo piede in America. Ma il mondo è grande e fai fatica a prevedere cosa andrà tra due mesi. Quando produciamo con Acetone cerchiamo di essere sul pezzo, divertendoci”.