La moltiplicazione… e la complicazione dei media

I media si sono moltiplicati a dismisura, come numero. Tra social, web, tv, influencer, gossip, imprenditori in cerca di inutile visibilità (Del Vecchio e Ferrero hanno stravinto con il prodotto e l’approccio al territorio / sociale, non con il personal branding stile Briatore, che però fa bene a essere Briatore), la comunicazione è una giungla in cui ognuno, invece di raccontare la propria storia di successo (chiunque stia in piedi ha un po’ di successo), vuol primeggiare. Si vogliono articoli sulle testate per verificare il proprio profilo social, per dire. Una cosa senza senso. Oppure si trovano acount social “importanti” con 1.000 like e zero commenti (ovvero i link sono tutti comprati). E succede pure che i grandi quotidiani ormai siano pieni quasi solo di gossip (certo, gossip) o articoli sulle diete o amenità, oppure polemiche politiche di cui frega solo ai loro editori e/o fan sfegatati. Il risultato è che, soprattutto i brand italiani, perdono tutti quanti. Poltrone e Sofà, probabilmente, investe come Nike, il 10% del fatturato in comunicazione, ma se ha successo è ANCHE perché i suoi divani sono comodi e durano. La strategia, la logica, nella comunicazione, nella giungla dei “secondo me” degli imprenditori italiani, si perdono, si annacquano. E il risultato è che il brand ITALIA, se sta in piedi, è NONOSTANTE il settore comunicazione. Dovremmo invece, tutti insieme, farlo crescere. Siamo lontanissimi. Anche la supponenza e la spocchia con cui quasi tutti coloro che di comunicazione non capiscono niente parlano e soprattutto decidono.

(Lorenzo Tiezzi, uno che non capisce quasi niente di tutto, ma di comunicazione, purtroppo, sbaglia raramente).